Artista:
Virgilio Villoresi
A cura di:
Marco Mancuso
Periodo:
Dal 2 febbraio al 15 marzo 2018
Foto di:
Luciano Paselli
Partner:
Digicult
Mostra segnalata da ART CITY 2018
Scarica qui il press kit
Foto opere in mostra (di L. Paselli)
VideoTeaser della mostra (di V. Villoresi)
Quando il bambino era bambino, non sapeva di essere un bambino, per lui tutto aveva un’anima e tutte le anime erano un tutt’uno - Peter Handke
Venerdì 2 Febbraio 2018 alle 19.30, in occasione di Arte Fiera, Adiacenze inaugura “Click Clack“, la prima personale mai prodotta delle installazioni cinetiche e interattive dell’artista e regista Virgilio Villoresi. A cura di Marco Mancuso, critico, curatore e direttore di Digicult, la mostra visitabile dal 2 febbraio al 15 marzo 2018, intende portare alla luce una parte poco conosciuta della produzione di uno degli artisti più eclettici e originali del panorama italiano e internazionale.
Regista e scenografo, artigiano e illusionista, Virgilio Villoresi (Fiesole, 1979) è ormai da anni uno dei talenti riconosciuti nel campo dell’animazione applicata all’arte, alla pubblicità e ai videoclip musicali. Il suo stile autoriale, colto, elegante e ricco di fantasmagorie visive, si colloca in un preciso percorso di evoluzione storico-artistica di linguaggi e ricerche nel campo del cinema sperimentale: dai processi di sintesi alchemica di Harry Smith, all’ontologia strutturale di Jonas Mekas, dall’arte del riciclo di Jack Smith, ai rituali magici di Kenneth Anger.
“Click Clack” rappresenta un’occasione unica per godere di tutto il talento immaginifico dell’artista toscano, il quale trasferisce in una serie di complessi archetipi installativi le sue conoscenze e abilità nel campo delle tecniche analogiche della tradizione del pre-cinema. Una rumorosa e giocosa giostra fatta di flip book e zootropi, lampade ottiche e lanterne magiche, realizzati con passione e maniacalità modellando oggetti di riciclo e singole componenti stampate in 3D. Allestiti presso gli spazi di Adiacenze come bellissime opere di retro-design, trasformano lo spazio espositivo in un ambiente magico in cui lo spettatore è chiamato a immergersi per comprendere il linguaggio espressivo dell’artista da un lato e scoprire, dall’altro, la componente primaria del meccanismo di percezione delle immagini in movimento. Virgilio Villoresi è artista che vive di forti dualismi. Di contrasti che sublimano in un unico organico, ma di forma complessa. Guai provare a definirlo, a circoscriverlo in una categoria dai contorni troppo rigidi. Lo si potrebbe dipingere come un demiurgo capace di modellare materiali e tecniche, strumenti e meccanismi, che nelle sue mani diventano oggetti tecnologici in cui la componente interattiva, di stampa 3D, di taglio laser, sono meri strumenti piegati alla volontà poetica del suo autore. Si potrebbe pensare a lui come a un giostraio fuori tempo, perso in un’epoca che non esiste più, fatta di giocattoli meccanici che in fondo nessuno comprerebbe mai. Chiusi in un cassetto o nel retro bottega di qualche vecchio negozio impolverato, fino al momento della loro riscoperta e della rinascita nel nostro contemporaneo ad alta risoluzione.
Virgilio Villoresi avvicina a sé le persone, che intuitivamente comprendono il suo lessico, la sua ricerca. L’emozione e la sorpresa che lo spettatore prova di fronte a una qualsiasi delle fantasmagorie presenti nella mostra “Click Clack”, è in fondo la stessa provata dall’artista nel realizzarla. Nel darle forma e sostanza. La stessa che ha provato quando è venuto per la prima volta in contatto con essa, in un momento dell’infanzia ormai offuscato dalla memoria. Perché sì, Virgilio Villoresi è un artista naif, ha una propensione infantile all’espressione artistica. Poco studiata, di maniera. L’elemento dello stupore è parte integrante del suo lavoro, lo studio dell’emozione di ciò che si svela, quasi per caso. Ma che casuale non è, anzi. Ogni elemento delle sue installazioni, ogni frame delle favolose animazioni che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico, è frutto di un articolato meccanismo dinamico. Di un sapiente e controllato corpus tecnologico. Una danza magica, una messa in scena, una precisa rappresentazione teatrale. Questo e molto altro rappresentano le singole opere esposte nella mostra “Click Clack”. Da Danse Macabre (2016) all’opera che dà il titolo all’intera mostra Click Clack (2014), da Faire de son mieux (2014) a Figlio e Padre (2014), da Trompe-l'oeil (2016) all’inedita e Virgilio's Zoetrope (2017), realizzata appositamente per gli spazi di Adiacenze. Con un immaginario preso direttamente dai rotocalchi degli anni Cinquanta, esse ci vengono incontro a metà strada tra un mercatino delle pulci e un fablab, tra un chromatrope di Jordan Belson e un set retro-futurista di Star Trek, tra un’animazione di Émile Cohl e un sistema di puntamento laser. Perché quando il bambino era bambino, non sapeva di essere un bambino, ma una volta divenuto adulto, non ha mai dimenticato di esserlo stato….
“Click Clack” rappresenta un’occasione unica per godere di tutto il talento immaginifico dell’artista toscano, il quale trasferisce in una serie di complessi archetipi installativi le sue conoscenze e abilità nel campo delle tecniche analogiche della tradizione del pre-cinema. Una rumorosa e giocosa giostra fatta di flip book e zootropi, lampade ottiche e lanterne magiche, realizzati con passione e maniacalità modellando oggetti di riciclo e singole componenti stampate in 3D. Allestiti presso gli spazi di Adiacenze come bellissime opere di retro-design, trasformano lo spazio espositivo in un ambiente magico in cui lo spettatore è chiamato a immergersi per comprendere il linguaggio espressivo dell’artista da un lato e scoprire, dall’altro, la componente primaria del meccanismo di percezione delle immagini in movimento. Virgilio Villoresi è artista che vive di forti dualismi. Di contrasti che sublimano in un unico organico, ma di forma complessa. Guai provare a definirlo, a circoscriverlo in una categoria dai contorni troppo rigidi. Lo si potrebbe dipingere come un demiurgo capace di modellare materiali e tecniche, strumenti e meccanismi, che nelle sue mani diventano oggetti tecnologici in cui la componente interattiva, di stampa 3D, di taglio laser, sono meri strumenti piegati alla volontà poetica del suo autore. Si potrebbe pensare a lui come a un giostraio fuori tempo, perso in un’epoca che non esiste più, fatta di giocattoli meccanici che in fondo nessuno comprerebbe mai. Chiusi in un cassetto o nel retro bottega di qualche vecchio negozio impolverato, fino al momento della loro riscoperta e della rinascita nel nostro contemporaneo ad alta risoluzione.
Virgilio Villoresi avvicina a sé le persone, che intuitivamente comprendono il suo lessico, la sua ricerca. L’emozione e la sorpresa che lo spettatore prova di fronte a una qualsiasi delle fantasmagorie presenti nella mostra “Click Clack”, è in fondo la stessa provata dall’artista nel realizzarla. Nel darle forma e sostanza. La stessa che ha provato quando è venuto per la prima volta in contatto con essa, in un momento dell’infanzia ormai offuscato dalla memoria. Perché sì, Virgilio Villoresi è un artista naif, ha una propensione infantile all’espressione artistica. Poco studiata, di maniera. L’elemento dello stupore è parte integrante del suo lavoro, lo studio dell’emozione di ciò che si svela, quasi per caso. Ma che casuale non è, anzi. Ogni elemento delle sue installazioni, ogni frame delle favolose animazioni che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico, è frutto di un articolato meccanismo dinamico. Di un sapiente e controllato corpus tecnologico. Una danza magica, una messa in scena, una precisa rappresentazione teatrale. Questo e molto altro rappresentano le singole opere esposte nella mostra “Click Clack”. Da Danse Macabre (2016) all’opera che dà il titolo all’intera mostra Click Clack (2014), da Faire de son mieux (2014) a Figlio e Padre (2014), da Trompe-l'oeil (2016) all’inedita e Virgilio's Zoetrope (2017), realizzata appositamente per gli spazi di Adiacenze. Con un immaginario preso direttamente dai rotocalchi degli anni Cinquanta, esse ci vengono incontro a metà strada tra un mercatino delle pulci e un fablab, tra un chromatrope di Jordan Belson e un set retro-futurista di Star Trek, tra un’animazione di Émile Cohl e un sistema di puntamento laser. Perché quando il bambino era bambino, non sapeva di essere un bambino, ma una volta divenuto adulto, non ha mai dimenticato di esserlo stato….