Artista:
bn+ BRINANOVARA
A cura di:
Amerigo Mariotti e Daniela Tozzi di Adiacenze
Periodo:
24 gennaio - 7 marzo 2020
Scarica qui il press kit
In occasione di ARTEFIERA 2020 adiacenze aprirà con i seguenti orari:
venerdì 24 gennaio | ore 19:30 – 23
sabato 25 gennaio | ore 11-13 e 16-24
domenica 26 gennaio | ore 16-20
Venerdì 24 gennaio alle ore 19.30, nell'ambito di ART CITY Segnala 2020 in occasione di Arte Fiera, Adiacenze inaugura la mostra di bn+ BRINANOVARA “DREAMT UNCANNY VALLEY” a cura di Amerigo Mariotti e Daniela Tozzi di Adiacenze.
Secondo Jorge Luis Borges “il sogno è la più antica delle attività estetiche”; il duo artistico milanese, interrogandosi da tempo su quanti luoghi può vivere un’immagine e quanto il luogo possa interagire con la stessa, modificandola o diventandone parte integrante, espone ad Adiacenze la trasposizione di un sogno, il sogno di un androide. Parafrasando il titolo del noto libro di Philip Dick “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” dal quale è stato tratto il famoso film Blade Runner, Giorgio Brina e Simone Novara (bn+), rendono un po’ più umano l’androide permettendogli di sognare e aprirsi al pubblico rendendolo partecipe del momento e facendolo curiosare nel proprio pensiero più profondo.
Come suggerisce lo stesso titolo della mostra, l’androide anela a provare empatia, all’avere un’anima, cosa che ne rende l’esistenza differente rispetto a quella degli esseri umani. Infatti, “Uncanny Valley” è un’ipotesi presentata negli anni Settanta che studia l’empatia provata dall’uomo verso robot, automi antropomorfi e altri oggetti o esseri viventi o morti e come questo sentimento cambia con l’aumentare della loro somiglianza e vicinanza alle fattezze umane.
Ma allo stesso modo, l’uomo che ruolo potrebbe avere all’interno del sogno e in questo caso quanto potrebbe entrare in empatia con le opere site specific, l’ambiente e la mostra?
Opere rappresentanti oggetti comuni resi al limite dell’indecifrabile diventano tutt’uno con lo spazio espositivo; ambientazioni oniriche site specific impregnate di rimandi letterari, cinematografici e artistici, si uniranno per tentare di dare risposte a quesiti che non riguardano solo l’androide ma anche riguardanti l’uomo e la sua visione e partecipazione alle esposizioni artistiche.
Secondo Jorge Luis Borges “il sogno è la più antica delle attività estetiche”; il duo artistico milanese, interrogandosi da tempo su quanti luoghi può vivere un’immagine e quanto il luogo possa interagire con la stessa, modificandola o diventandone parte integrante, espone ad Adiacenze la trasposizione di un sogno, il sogno di un androide. Parafrasando il titolo del noto libro di Philip Dick “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” dal quale è stato tratto il famoso film Blade Runner, Giorgio Brina e Simone Novara (bn+), rendono un po’ più umano l’androide permettendogli di sognare e aprirsi al pubblico rendendolo partecipe del momento e facendolo curiosare nel proprio pensiero più profondo.
Come suggerisce lo stesso titolo della mostra, l’androide anela a provare empatia, all’avere un’anima, cosa che ne rende l’esistenza differente rispetto a quella degli esseri umani. Infatti, “Uncanny Valley” è un’ipotesi presentata negli anni Settanta che studia l’empatia provata dall’uomo verso robot, automi antropomorfi e altri oggetti o esseri viventi o morti e come questo sentimento cambia con l’aumentare della loro somiglianza e vicinanza alle fattezze umane.
Ma allo stesso modo, l’uomo che ruolo potrebbe avere all’interno del sogno e in questo caso quanto potrebbe entrare in empatia con le opere site specific, l’ambiente e la mostra?
Opere rappresentanti oggetti comuni resi al limite dell’indecifrabile diventano tutt’uno con lo spazio espositivo; ambientazioni oniriche site specific impregnate di rimandi letterari, cinematografici e artistici, si uniranno per tentare di dare risposte a quesiti che non riguardano solo l’androide ma anche riguardanti l’uomo e la sua visione e partecipazione alle esposizioni artistiche.