Inaugurazione:
sabato 27 maggio 2023 dalle 17
Artista:
Eléonore Griveau
A cura di:
Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi di Adiacenze
Sede:
Opificio delle Acque, Via Monaldo Calari 15, Bologna
Periodo:
dal 27 maggio al 30 giugno 2023
Le installazioni di Eléonore Griveau sono l’esito della residenza dell’artista tra Bologna e Calderara di Reno nell’autunno 2022 per SWAP, programma di residenze internazionali a cura di Amerigo Mariotti e Giorgia Tronconi di Adiacenze e Manuel Portioli. Dopo la mostra negli spazi di Adiacenze, le opere di Eléonore Griveau sono ora esposte all’Opificio delle Acque, ricongiungendosi con la storia e gli oggetti da cui l’artista ha tratto ispirazione.
In RUNNING OUT, Eléonore Griveau unisce la riflessione sul cambiamento climatico e sul concetto di solastalgia all’indagine sul territorio di Bologna, in particolare sul suo legame con l’acqua che in passato ha garantito vita e prosperità economica al luogo e ai suoi abitanti e che tutt’ora scorre invisibile nei canali sotto la città. Durante la visita all’Opificio, l’artista ha potuto approfondire la storia di “Bologna città delle acque”, e la sua tradizione dei mulini per la lavorazione della seta. Griveau ha riletto questa storia alla luce della corrente crisi climatica e idrica in particolare, riflettendo sul nostro ruolo di forza geologica dominante negli ecosistemi moderni.
La ceramica viene utilizzata per creare reperti di un passato rivisto e riletto con gli occhi del presente. Sono mulini che girano a vuoto, sospesi nel ronzio elettrico, non più trascinati dalla corrente, ma attivati dalla presenza umana che li consuma giro dopo giro. Sono catene in cui si rimane imbrigliati, scomodi, come nei pensieri che ricorrono nell’attraversarle: quale possibilità, in questo scenario, per l’essere umano? Quale futuro per la sua specie?
La ceramica viene utilizzata per creare reperti di un passato rivisto e riletto con gli occhi del presente. Sono mulini che girano a vuoto, sospesi nel ronzio elettrico, non più trascinati dalla corrente, ma attivati dalla presenza umana che li consuma giro dopo giro. Sono catene in cui si rimane imbrigliati, scomodi, come nei pensieri che ricorrono nell’attraversarle: quale possibilità, in questo scenario, per l’essere umano? Quale futuro per la sua specie?